È approssimativamente intorno al 3000 a.C. che, dalle lotte fra i vari principi, simboleggiate nelle precedenti tavolette di ardesia, si giunge, da parte dei sovrani dell'Alto Egitto, alla sottomissione del Basso Egitto e all'unità del Regno. Ciò avviene ad opera di Nàrmer (o Mènes), che dà inizio alla I dinastia. La capitale dello Stato si trova a This (o Thìnis), per cui questo periodo, formato dalla I e II dinastia, è detto tinìtico. Gli egizi attribuivano a questo evento l'inizio della loro storia. Circa 2500 anni dopo ne davano notizia a Eròdoto: 'I sacerdoti - egli scrive - affermano che Mènes fu il primo re dell'Egitto e che costruì la prima diga a protezione della città di Menfi dalle inondazioni periodiche del Nilo'. La differenza tra il nome Nàrmer e Mènes (che si trova all'inizio di un elenco di re egizi scoperto in un tempio) può venire spiegata col fatto che i sovrani avevano cinque appellativi: i due nomi potrebbero indicare la stessa persona.
Ancora una volta è una tavoletta per cosmetici [Fig. 26] a comunicarci i fatti e la conseguenza fondamentale dell'unione dei due regni.
Su una faccia della tavoletta il re ha in testa la corona antica dell'Antico Egitto, con una mano afferra i capelli di un nemico inginocchiato, con l'altra alza la clava con cui lo ucciderà. Sulla destra il falco regge una testa umana e sei fusti di papiro simboleggiando che il dio Hòrus (il falco), nel quale si identifica il re, ha sconfitto gli abitanti del paese ove nasce il papiro (il Basso Egitto). Sull'altra faccia Nàrmer, con la corona a berretto del Basso Egitto, avanza accompagnato da uomini che recano insegne, mentre, sulla destra, giacciono, in doppia fila verticale, dieci nemici decapitati. Sotto, due animali fantastici, con teste leonine, intrecciano i lunghi colli di giraffa in segno di unione, l'unione conseguita dall'azione vittoriosa di Nàrmer, mentre in basso il toro (il re) atterra un nemico.
Indipendentemente dai contenuti documentari, questa tavoletta riveste anche un'importanza fondamentale perchè fissa alcuni cànoni tipici di tutta l'arte figurativa egizia. Il re è rappresentato molto più grande rispetto a tutti gli altri, come segno distintivo della sua autorità indiscussa di dio in terra. Gli uomini, gli animali, gli oggetti sono bidimensionali; i primi, anzi, hanno il viso di profilo e il grande occhio di prospetto, il busto frontale e le gambe in visione laterale. Non è soltanto l'assenza della volumetria e della spazialità secondo l'ottica naturale. Non è cioè soltanto l'assenza della verosimiglianza, come riproduzione della realtà secondo il modo di vedere prospettico dell'uomo. La realtà, che pure è presente, è smontata e rimontata in un ordine diverso, così da darci una visione pressochè completa di tutte le componenti come siamo abituati a conoscerle. È dunque la realtà che fa parte della nostra coscienza, non quella che appare davanti ai nostri occhi. Si ottiene, con questo, un'alta idealizzazione e perciò l'espressione dei contenuti; non ciò che vedremmo su un campo di battaglia dopo una vittoria, ma il significato morale di questa: la divinità del re, l'inesorabile sconfitta dei suoi avversari.
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