mercoledì 14 gennaio 2015

MESOLÌTICO E NEOLÌTICO

L'età che segue il pleistocene, detta 'olocene' (dal greco hòlos, "tutto", "completo", e kainòs, "recente" o "attuale") è l'ultima del 'quaternario', durante il quale vive l'homo sapiens sapiens. Al lungo periodo di nomadismo segue una nuova era di stabilità, dovuta forse anche all'addolcimento del clima: l'uomo si è reso conto della possibilità di addomesticare gli animali e di farli riprodurre in cattività e ha scoperto l'agricoltura, così da assicurarsi il cibo futuro, oltre a quello presente. Con il mesolìtico e il neolìtico, viene perciò a cessare la funzione propiziatoria dell'immagine della preda. Ad essa si sostituiscono gradualmente figure schematiche. Non più arte naturalistica e magica, dunque, ma soltanto simbolica, nel tentativo di rendere attraverso la semplificazione dei segni, l'idea di uomini e animali. Al tempo stesso si comincia a modellare la morbida argilla umida, decorandola con disegni astratti, solidificandola mediante la cottura in forno e creando così i contenitori necessari all'uso domestico. Accanto a vasi realizzati nell'Europa meridionale, sono eleganti in modo particolare alcuni della penisola scandinava, per la perfetta coincidenza fra la forma dell'oggetto e la trama decorativa [Fig. 13].

13. Vaso decorato; neolìtico; terracotta. Copenaghen, Museo Nazionale. 
La coincidenza fra forma dell'oggetto e trama decorativa in questo vaso, uno dei più belli della terracotta preistorica nel nord-Europa, è ottenuta mediante le fasce incise e aternate che accompagnano in verticale l'espandersi del recipiente verso l'alto, suddividendolo in settori, e mediante il reticolato che ne abbraccia in orizzontale il collo, con rettangoli corrispondenti ai settori sottostanti.
È soprattutto con l'età in cui all'uso della pietra si aggiunge quello del bronzo, detta 'eneolìtica' (dal latino aenèus, "bronzo", e dal greco lithikòs derivato da lìthos, "pietra"), che le pitture rupestri divengono sempre più schematiche e allusive, sempre più concettuali: non dunque infantili, come può sembrare, ma piuttosto dettate dalla ragione per essere comprese da un'altra ragione. È ciò che accade, per esempio, sulle pareti del Monte Bego (nelle Alpi Marittime) e in Val Camonica [Fig. 14].

14. Figura umana, il mago; incisione rupestre. Monte Bego, Alpi Marittime (Francia). 
Fino ad alcuni decenni fa il Monte Bego si trovava in territorio italiano. In seguito all'ultima guerra mondiale è stato ceduto alla Francia. La figura è stata eseguita usando la 'martellina'.
Sul Bego si trovano più di 40.000 incisioni che, oltre ad armi, rappresentano strumenti e animali della civiltà agricola (utensili vari, aratri, bovidi) lungo un periodo che va dall'eneolitico all'età del ferro. Anche in Val Camonica (la maggiore delle valli bresciane, percorsa dall'Oglio) si trovano innumerevoli figure (circa 200.000), composte in un arco di tempo di 8.000 anni (fino all'età del ferro, intorno al 1000 a.C.), spesso sovrapposte, ma per lo più collocate l'una in relazione all'altra [Fig. 15], come seguendo il filo logico di una storia, di un rito religioso, di scene di caccia e di lotta, quasi, per spiegarsi più chiaramente con un'analogia, come se fossero parole unite insieme per costruire un discorso. Questo può giustificare gli schematismi razionali cui abbiamo fatto cenno: ogni immagine è come un 'ideogramma', un simbolo grafico che rappresenta l'idea dell'oggetto, non l'oggetto stesso.
 
15. Carro; antica età del ferro; incisione rupestre. Val Camònica (Brescia), roccia di Naquane. 
Il carro, trainato da due cavalli, è sovrapposto a figurazioni più antiche. È interessante notare che la rappresentazione scompone la realtà per coglierne gli aspetti essenziali: le ruote sono viste in piano, il carro dall'alto e i cavalli di profilo. Le figure sono state eseguite con la 'martellina'.
 In questo lungo periodo si sono avuti cambiamenti di concezione e di stile che sarebbe troppo lungo elencare. Basterà averne visto qualche esempio rendendosi anche conto della tecnica usata: oltre che col graffito, la maggioranza delle incisioni sono state eseguite con la 'martellina', determinando quell'effetto di rilievo continuamente punteggiato che conferisce tanta vivezza alle immagini [Fig. 16].

16. Caccia ai cervi; antica età del ferro; incisione rupestre. Val Camònica (Brescia), roccia di Naquane. 
Nella scena è rappresentato un uomo che, con una lunga lancia, dà la caccia a un branco di cervi.
A questa età più tarda appartengono anche le costruzioni megalitiche che si trovano un po' ovunque nell'Europa occidentale, costituite da grandi blocchi di pietra (detti 'megaliti', dal greco mègas, "grande" e lìthos, "pietra"). Ad esse si danno i nomi di menhir, dolmen e cromlech. I menhir (dal bretone men, "pietra", e hir, "lunga") sono costituiti da un unico blocco [Fig. 17] infitto verticalmente in terra, con scopo funerario, come steli, come segni cioè indicativi del luogo tombale, ricordo visibile di chi vi è stato sepolto: talvolta infatti (nella Francia meridionale e in Corsica) possono avere anche volto umano, con riferimento terreno di chi non è più.

17. Menhir; neolìtico; c. 2500 a.C. Carnac (Bretagna, dipartimento di Morbihan, Francia). 
La zona di Carnac, sulla costa meridionale della Bretagna (Francia), è forse la più ricca di monumenti megalitici, innalzati da tribù bretoni. I menhir, allineati su varie file parallele, formanti una lunga catena discontinua di circa 4 chilometri, raggiungono il numero di 2935.
Sono particolarmente diffusi nelle isole britanniche e in Francia, ma esistono anche in altri paesi mediterranei: in Italia si trovano in Sardegna e in Puglia. I dolmen (dal bretone dol, "tavola", e men, "pietra") consistono in due o più pietre verticali sormontate da una grossa lastra grezza [Fig. 18]. Possono essere sepolcri collettivi o anche, secondo alcuni studiosi, luoghi sacri. Si trovano in molte regioni d'Europa, del Nord-Africa, del vicino e medio Oriente: fra i più noti quelli della Bretagna (Francia nord-occidentale), della Sardegna e della Puglia.

18. Dolmen; neolìtico. Bisceglie (Bari). 
Il dolmen, uno dei maggiori conosciuti, si trova in località Chianca a 17 chilometri di distanza dalla cittadina pugliese di Bisceglie.
I cromlech (dal bretone crom, "rotondo", e lech, "pietra") sono costruzioni circolari [Fig. 19] formate da pietre infitte  verticalmente, diffuse in molti paesi dell'Europa occidentale e dell'Africa settentrionale. Si ritengono luoghi religiosi legati al culto del sole. Mentre nell'ambiente paleolìtico non sembra che vi fossero rappresentazioni di astri o comunque un interesse per le eventuali influenze delle stelle sulla vita umana, più tardi, acquisita una coscienza religiosa, si cominciano a trovare raffigurazioni di schemi solari o stellari, formati da un cerchio, contornato da raggi, talvolta racchiusi da un altro cerchio. Il sole appare fin da questo momento elemento determinante, regolatore dei cicli del giorno e della notte e di quelli stagionali, creatore della vita. Probabilmente la forma dei cromlech esprime il simbolo del sole. Fra i più famosi è quello di Stonehenge in Gran Bretagna, nella pianura di Salisbury. Cosrtuito e ricostruito più volte fra il 2200 e il 1300 circa a.C., è formato da due cerchi concentrici di enormi pietre verticali, collegate a due a due da blocchi sovrapposti orizzontalmente con al centro una pietra-altare. Il cromlech di Stonehenge, pur essendo ormai un rudere, conserva una eccezionale grandiosità, che suscita, ancora oggi, un senso di maestà religiosa.

19. Cromlech; circa 2200-1300 a.C.; veduta dell'insieme come appare oggi; vedyta aerea; pianta. Stonehenge (Wiltshire, Gran Bretagna). 
La veduta dell'insieme dà un'idea della grandiosità di ciò che resta ancora. La foto aerea mostra con chiareza, oltre al cerchio interno, anche la posizione di quello esterno, e l'importanza, probabilmente simbolica, delle ombre portate in relazione alle varie posizioni del sole. La pianta chiarisce meglio la disposizione delle pietre restanti e di quelle esistenti precedentemente, dovuta alle successive ristrutturazioni del monumento.
Fra i monumenti megalìtici italiani, sono importanti, in Sardegna, i 'nuràghi' [Fig. 20] (dal tema antico-sardo nurra, "mucchio di sassi" o anche "cavità", con il suffisso sardo "aghe"), case fortezze delle popolazioni indigene; sono circa 7000 in tutta l'isola. A forma tronco-conica, sono formati da filari concentrici di grossi blocchi di pietra, che vanno dirigendosi verso l'alto, fino a formare una pseudocupola, sopra l'unico vano centrale, cui si accede da una porta esterna architravata e da un corridoio. In periodi più tardi, tuttavia, la pianta si fa più complessa. La tecnica edilizia è 'a secco': le pietre, tagliate nelle rocce locali, sono sovrapposte senza malta. Dai nuràghi si trae un senso di forza, espressione della vita di un'antica civiltà pastorale, divisa in piccole entità politiche (come la pòlis greca) spesso in lotta tra loro.

20. Nuràghe su Nuraxi e villaggio nuragico; XIII secolo a.C. Barùmini (Cagliari). 
Insieme al nuràghe di Sant'Antine (Torralba, Sassari), questo è uno dei monumenti nuragici più importanti. Èuna fortezza grandiosa con torre centrale (XIII-IX secolo a.C.), un bastione con quattro torri angolari (IX-VIII secolo a.C.) e un complesso sistema di torri e muri (VIII-VI secolo a.C.). Sul lato orientale della fortezza sorse, dall'VIII secolo in poi, un villaggio nuragico formato da una cinquantina di edifici, di cui sono ancora visibili i basamenti.
Alla civiltà nuragica si devono anche varie statuette bronzee di guerrieri e di sacerdotesse [Fig. 21] che confermano, con la schematicità della struttura, con la rigidezza delle linee, con la fermezza dell'impianto, il carattere di forza che abbiamo riscontrato nei nuràghi.

21. Statuetta di guerriero; età del bronzo. Roma, Museo Pigorini. 
Il capo ornato da un elmo ornato di corna (simbolo della forza presso varie popolazioni antiche, come i Galli), reggendo con la sinistra lo scudo rivestito di pelle, il guerriero, con la destra, sta estraendo uno dei pugnali che venivano tenuti infissi all'interno dello scudo stesso. È quindi còlto nel momento in cui si accinge a combattere contro il nemico.
Caratteristiche edilizie analoghe a quelle dei nuràghi si ritrovano nei trulli (dal greco troùllos, "cupola") pugliesi. Gli esemplari che conosciamo risalgono solo a 2-4 secoli fa [Fig. 22]. Ma certamente essi, che oggi punteggiano le campagne della Murgia con la loro tipica forma e con il colore bianco del corpo cilindrico a contrasto con il colore scuro della cupola, hanno origine antichissima, anche se non sappiamo esattamente a quale età possano risalire.

22. Trulli; veduta esterna, particolare della volta interna e schema della tecnica costruttiva. Alberobello (Bari).
Con l'età del bronzo, in alcune regioni, siamo giunti al termine della preistoria. Ma già da qualche millennio esistono le prime grandi civiltà preistoriche o storiche nell'area del Mediterraneo orientale, prime fra tutte quella egizia e mesopotamica.

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